Tra gli effetti della manovra finanziaria approvata dal Parlamento vi è l’aumento della età di pensionamento per tutti i lavoratori: il risultato è che dopo il 2030 si andrà in pensione intorno ai 70 anni. Le lavoratrici dipendenti del settore privato, in particolare, risultano le più colpite, con un aumento dell’età pensionabile di circa 10 anni. La giustificazione che viene data è che la speranza di vita sta aumentando e che occorre salvaguardare le casse degli enti previdenziali e dello Stato. Intanto però queste ulteriori strette di bilancio deprimono ulteriormente la spesa, l’occupazione, il reddito e quindi rischiano di ridurre anche i contributi versati. Inoltre, la diffusione di contratti precari impedisce a molti lavoratori di effettuare versamenti con continuità. E’ possibile un sistema di previdenza che consenta alle lavoratrici e ai lavoratori di scegliere il tempo del pensionamento in termini meno forzosi, possibilmente ognuno tenendo conto delle proprie condizioni psicofisiche, sociali e ambientali? Intervista a Emiliano Brancaccio (Università del Sannio).
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