Prime recensioni a “L’austerità è di destra”


Il breve saggio che ho appena pubblicato con Marco Passarella, “L’austerità è di destra. E sta distruggendo l’Europa” (Il Saggiatore), ha già suscitato qualche dibattito e alcune interessanti riflessioni. Un primo scambio è avvenuto su Sky TG24 con l’economista tedesco Daniel Gros, il quale ha riconosciuto  che le politiche di austerity possono esser definite “di destra”, nel senso che storicamente hanno colpito in termini quasi esclusivi i lavoratori subordinati e i gruppi sociali più deboli. Gros tuttavia sembra entrare in contraddizione quando approva la politica di austerity ma ammette che il bilancio pubblico incide sugli spreads molto meno della bilancia verso l’estero. Tra le varie, interessanti recensioni pubblicate, segnaliamo quelle di Francesca Coin sul Fatto Quotidiano e di Vladimiro Giacché su Radio Popolare, il quale apprezza del libro alcuni caratteri originali rispetto all’ormai ampia letteratura sulla crisi, soprattutto sul versante del “che fare”. A tale riguardo, Emilio Carnevali su Micromega apprezza che il libro evochi un piano A di riforma degli assetti europei ma si faccia pure carico di delineare un piano B, qualora la situazione dovesse precipitare. Su l’Unità Ronny Mazzocchi attribuisce al saggio il merito di offrire “una struttura teorica robusta e coerente” in grado di porre in questione i pregiudizi economici che hanno lungamente dominato anche in campo progressista, ma obietta circa la possibilità di stabilire un legame tra le attuali esortazioni al rigore finanziario da parte di Napolitano e la concezione dell’austerity che era di Berlinguer (un nodo importante, questo, sul quale bisognerà tornare). Invece, Giorgio Barba Navaretti sul Sole 24 Ore si lancia in una animosa invettiva contro il libro, definendolo “populista” e “demagogico”, ed invocando piuttosto una politica “ragionevole e moderata” per la gestione della crisi. Barba Navaretti in realtà non entra mai nel merito delle questioni analitiche. Non mancherà tuttavia occasione di chiedere a Navaretti dove in particolare egli abbia ravvisato tracce di “demagogia” nel libro: forse nella critica all’oltranzismo liberoscambista che è stata già tante volte avanzata da vari premi Nobel, tra cui Paul Samuelson, e alla quale lui ed altri appaiono oggi sorprendentemente refrattari? oppure magari nella interpretazione del comportamento del banchiere centrale, che deriva da alcune nostre ricerche in corso di pubblicazione sul Cambridge Journal of Economics? Ma soprattutto, sarebbe interessante domandare a Navaretti in che senso egli consideri “ragionevole” la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio pubblico alla quale sembra aderire, o sulla base di quali riflessioni egli reputi aprioristicamente “moderate” le proposte del Fondo Monetario Internazionale. Ciò vale anche, ad esempio, per quella recente del suo capo economista, di abbattere i salari nominali greci di un ulteriore venti percento? Se queste sono le politiche più “ragionevoli e moderate” che gli intellettuali del mainstream e le isituzioni europee e internazionali riescono ad esprimere, non deve poi meravigliare che si finisca nel mezzo di un tremendo “circolo vizioso”, come lo stesso Navaretti si vede costretto ad ammettere, bontà sua. Sull’ “estremismo centrista” di Navaretti ed altri torneremo senz’altro.


Elenco completo delle presentazioni e recensioni del volume


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E. Brancaccio e M. Passarella
L’austerità è di destra. E sta distruggendo l’Europa
Il Saggiatore, Milano 2012 (pp. 152)


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Introduzione e primo capitolo su Il Saggiatore