Micromega, 10 novembre 2016
Per l’economista Emiliano Brancaccio la sconfitta della Clinton segna la crisi di quel modello di consenso che metteva le macchine elettorali democratiche e socialiste al servizio degli interessi della grande finanza. Ma la Trumpnomics determinerà un imponente trasferimento di reddito a favore dei ceti più abbienti. E se Trump continuerà a pretendere dalla FED un rialzo dei tassi d’interesse, ci saranno pesanti ripercussioni per l’Eurozona e anche per la Russia dell’amico Putin.
Intervista di Giacomo Russo Spena
Come interpretare la storica vittoria di Donald Trump alle presidenziali americane? Per l’economista Emiliano Brancaccio siamo di fronte alla prima, vera incarnazione di quella nuova onda egemonica che egli ha più volte definito “liberismo xenofobo”, e sulla quale da tempo lancia l’allarme. Con Brancaccio discutiamo dell’esito delle elezioni statunitensi, della carta Sanders che i democratici non hanno voluto giocare, delle ricette economiche di Trump e dei loro possibili effetti sui rapporti tra gli Stati Uniti e il resto del mondo.
Professor Brancaccio, Hillary Clinton esce duramente sconfitta dalle presidenziali americane. Il risultato viene interpretato come una disfatta per il partito democratico statunitense, ma anche le forze democratiche e socialiste europee sembrano accusare il colpo. Possiamo parlare della fine di quel “liberismo di sinistra” che era stato inaugurato da Bill Clinton nel 1992 e al quale molti in Europa hanno cercato di ispirarsi?
Di certo siamo di fronte a una crisi di quel regime di riproduzione del consenso che ha retto in Occidente per circa un quarto di secolo e che, per dirla in modo un po’ brutale, è consistito nel mettere le macchine elettorali dei partiti democratici e socialisti al servizio di programmi che si conformavano agli interessi dei gruppi capitalistici più grandi e con le maggiori ramificazioni internazionali. In questo modo si sono create le condizioni per sostenere politiche tese a comprimere la quota di reddito nazionale destinata ai lavoratori in cambio di qualche residua prebenda sociale e di poche concessioni sul versante delle libertà civili. Con la grande recessione del 2008 questa macchina del consenso è entrata in una crisi difficilmente reversibile […]