QUALCHE VERITA’ SUL RITORNO DEL “TECNOCRATE”

Giornalista: “Che bello scenario….”
Brancaccio: “Io sono qui non per allietarvi la giornata ma per dire qualche verità”.

Radio Popolare – 4 febbraio 2021 – Il ritorno del “tecnocrate” al governo non è affatto una “cura”, è solo l’ennesimo sintomo di un male che viene da lontano. Sia nel caso di Berlusconi nel 2011 che in quello di Conte nel 2021, non erano certo governi eversivi quelli che sono stati scalzati dai “tecnici”. L’avvento della “tecnocrazia” serve allora soltanto ad accelerare tendenze già in atto, la più importante delle quali verte sulla necessità di depotenziare ulteriormente le istituzioni democratiche e accentrare ancor più il potere nelle mani degli esecutivi, al fine di gestire meglio le pochissime risorse disponibili per fronteggiare la crisi. Una penuria di risorse che si rileva anche nel caso del Recovery Plan, che nei prossimi sei anni non arriverà a erogare molto più di 10 miliardi all’anno tra finanziamenti a fondo perduto e risparmi di interessi. Ben poca cosa rispetto all’enormità di una crisi che ha creato una massa immane di “imprese zombie” insolventi, come ricordato proprio da Draghi. Alla vigilia dello sblocco dei licenziamenti ricordato da Mattarella, diventa allora urgente affidare al “tecnico” una politica economica fortemente “competitiva e selettiva”. Inizia così una nuova, durissima fase della ristrutturazione capitalistica europea, con la sola prevedibile opposizione reazionaria dei piccoli proprietari, mentre le organizzazioni del lavoro appaiono ancora impreparate alla lotta. Il commento dell’economista Emiliano Brancaccio dell’Università del Sannio.