Centralizzazione dei capitali e pianificazione pubblica: come uscire dalla crisi, indicazioni per l’Italia e l’Europa. Intervista a Emiliano Brancaccio di Dmitrij Palagi
www.laprospettiva.eu/come-uscire-dalla-crisi/ (6 giugno 2011)
In più occasioni ci è capitato di leggere dell’Europa come di un continente destinato al declino. C’è ancora spazio per il vecchio continente o siamo destinati a essere “periferia dell’economia mondiale”?
L’Unione europea è il più grande esportatore mondiale di manufatti e servizi. Definirla una “periferia” mondiale è un errore. Seguendo una chiave interpretativa ancora attuale, fondata sulla categoria di imperialismo, l’Unione europea si situa tuttora al “centro” degli assetti del capitale mondiale, e mantiene un rapporto di controllo sulle periferie che orbitano attorno ad essa. Si tratta di un controllo economico ma anche politico e militare, come la guerra in Libia sta dimostrando in questi mesi.
Il grande limite dell’Europa, rispetto agli USA, risiede in larga misura nella moneta. Gli Stati Uniti, forti della posizione di dominio monetario internazionale garantita dal dollaro, hanno per lungo tempo governato endogenamente lo sviluppo nazionale e mondiale. L’Europa invece si è mossa al traino, in una posizione che sul piano macroeconomico è stata quasi sempre subordinata agli USA. La stessa moneta unica non è nata con il proposito di diventare una moneta internazionale realmente alternativa al dollaro, ma sembra piuttosto essersi proposta quale baluardo della stabilità monetaria, una sorta di rifugio per il capitale ogni volta che il dollaro fosse stato soggetto a crisi e fluttuazioni eccessive. Fino ad oggi, dunque, le autorità europee non hanno quasi mai messo seriamente in discussione il primato macroeconomico e monetario americano. Un ruolo nuovo e alternativo dell’Europa potrebbe allora consistere nel contribuire a delineare, con la Cina e gli altri paesi emergenti, un credibile sentiero di uscita dall’era del dollaro. Si tratta di una operazione complessa e potenzialmente rischiosa. Bisogna infatti capire che il passaggio da un regime monetario internazionale a un altro non avviene mai spontaneamente a seguito di una crisi, ma costituisce sempre un dirompente atto politico.