Il Mattino, 17 maggio 2013
Intervista di Cinzia Peluso
«Il piano di garanzia europeo per i giovani? Pochi spiccioli, che non bastano per risolvere il dramma del lavoro al Sud». È fortemente critico l’economista Emiliano Brancaccio. Il piano di Giovannini per l’occupazione non lo convince affatto. «Se il governo non riuscirà ad ottenere dall’Europa una vera riforma della politica economica, l’unica prospettiva sarà l’uscita dall’euro» osserva Brancaccio, ricercatore e docente di economia politica all’Università del Sannio e autore di diversi saggi tra cui L’austerità è di destra e sta distruggendo l’Europa.
Professore, il ministro ha confermato ieri che entro giugno arriveranno i provvedimenti sull’occupazione. Come giudica le ipotesi allo studio?
«Sono iniziative al di sotto delle attese. Giovannini si è concentrato sull’esigenza di riformare i servizi all’impiego. I servizi dovrebbero favorire l’incontro tra domanda e offerta, ma il vero nodo è che il lavoro non c’è affatto. Si punta anche sul superamento delle rigidità nella stipula dei contratti a tempo determinato. Eppure non è questo il vero motivo per cui le imprese non assumono. Il problema è la mancanza di ordini e il crollo delle vendite».
Non le sembra positivo, però, il piano che punta a recuperare risorse dall’Europa?
«Complessivamente, il piano europeo di garanzia per i giovani ammonta a 6 miliardi, che significano appena 400 milioni a livello italiano. Se mettiamo a confronto tutte le manovre restrittive che ci ha imposto l’Europa, che hanno un valore di ben 81 miliardi di euro, è evidente che questi 400 milioni sono briciole».
Che cosa servirebbe in particolare per risolvere il nodo dell’occupazione giovanile al Sud?
«L’esecutivo dovrebbe ottenere da Bruxelles una riforma della politica economica. Ma è difficile, perché la crisi oggi è asimettrica, colpisce soprattutto i cosiddetti Mezzogiorni d’Europa e meno il Nord del Vecchio Continente. Il rischio è che se l’Europa non eroga più risorse per l’occupazione in questa situazione drammatica, la prospettiva di uscita dall’euro diventa prioritaria per l’Italia».
Si è creato un asse tra 4 Regioni per chiedere un allentamento del Patto di stabilità. Mentre Giovannini ha invitato ieri le amministrazioni a concentrare i fondi disponibili sulle azioni più rilevanti…
«È vero che negli anni scorsi una quota di risorse destinate alle Regioni è stata sprecata in prebende clientelari. Quindi, Giovannini fa bene a lanciare questo monito. Ma è anche vero che il taglio dei trasferimenti complessivi dallo Stato agli enti locali è stato pesantissimo, in alcuni casi fino al 40% negli ultimi cinque anni. Con queste politiche di austerità, quindi, serve a poco uno spostamento da una voce di spreco ad una più efficiente»