Huffington Post, 23 dicembre 2022
Stralci dall’intervista all’economista Emiliano Brancaccio, autore de “La guerra capitalista” (Mimesis) con Raffaele Giammetti e Stefano Lucarelli. Il conflitto per imporre “un nuovo ordine” nelle relazioni economiche internazionali, il paradosso della “Cina comunista diventata sponsor del capitalismo globalizzato e l’America globalista che pratica il protezionismo”, le necessità e le difficoltà di “un tavolo alla Bretton Woods”
“[..] Quando si parla dell’invasione militare della Russia in Ucraina c’è un’ingenuità di fondo. Quasi tutti gli osservatori noti al grande pubblico, come Alessandro Orsini o Vittorio Emanuele Parsi, insistono sulle questioni territoriali, vedi la contesa in Crimea o nella regione del Donbass. A pochi viene il dubbio che potrebbero non essere i punti chiave a un potenziale tavolo delle trattative. [..]”
“[..] Nel libro sosteniamo che gli odierni venti di guerra sono sospinti dai grandi squilibri accumulati nell’epoca della globalizzazione, che ha lasciato gli Stati Uniti, il Regno Unito e altri paesi occidentali in posizione di debito netto verso l’estero e la Cina, la Russia e vari paesi mediorientali in posizione di credito netto, con grande accumulo di capitale e quindi la grande opportunità di effettuare acquisizioni in occidente [..]”.
“[..] Un esempio semplice, il calcio. Nel corso di questi anni abbiamo visto sempre più russi, arabi o cinesi rilevare società dei massimi campionati europei. Ma quello non era certo un fenomeno solo calcistico! La verità è che le acquisizioni orientali iniziavano a espandersi in varie strutture del capitalismo occidentale. E lentamente persino in quelle strutture considerate ‘strategiche’. È allora che sono sorti i problemi. Nel momento in cui si è capito che la Cina, la Russia e altri paesi orientali riuscivano non solo ad accumulare credito verso l’Occidente ma anche a effettuare acquisizioni di capitali e patrimoni è maturata la svolta protezionista americana e occidentale. E non vuol dire solo elevare barriere commerciali verso le merci cinesi o verso l’energia russa, ma anche barriere finanziarie contro le acquisizioni di capitale. E’ il cosiddetto “Friend Shoring”, come lo ha definito la segretaria al Tesoro Usa Janet Yellen. Cioè gli occidentali ora vogliono fare affari solo con gli ‘amici’, per proteggersi dai creditori orientali [..]”
“[..] Questa svolta protezionista occidentale è uno dei fattori chiave della svolta militare russa, implicitamente avallata dai cinesi. L’obiettivo è lanciare un avvertimento a ovest: se continuate con il protezionismo, noi ci faremo strada con le armi. Non è la prima volta che accade, nella storia del capitalismo [..]”
“[..] Nella storia del capitalismo ci sono anche esempi virtuosi di riequilibrio, come l’accordo di Bretton Woods, che funzionò attraverso concertazione dei tassi di cambio e controllo dei movimenti di capitale. Il problema è che a quell’accordo si giunse sotto spinta della minaccia sovietica e solo dopo due guerre mondiali. La questione è capire se ci si possa arrivare prima che le guerre scoppino. [..]”
(intervista di Claudio Paudice)